Questo è il primo capitolo del romanzo collettivo che vuole raccogliere le storie del NordEst, perché possano essere utili a chi raccoglierà il testimone. A questo link la pubblicazione, che si arricchirà di un capitolo dopo l’altro. E qui le regole del gioco, al quale tutti possono partecipare.
Capitolo 1 – Adesso basta!
di Serenella Antoniazzi
La nebbia ovatta i rumori, abbraccia il paesaggio e lo trasporta in un foglio da disegno strappato dall’album Palladio. Alle medie l’insegnante di arte ci avvicinava ad una forma astratta d’immagine, dove le sagome tratteggiate a matita venivano sfumate dalla polvere di grafite, creata dallo sfregare della punta contro la lama del temperino. I polpastrelli leggeri imprimevano sul foglio ruvido le sfumature di grigio, segnate ogni tanto da qualche granello ribelle.
Gli stessi polpastrelli, oggi, danno inizio ad un “Romanzo Collettivo”, dove storie del NordEst diventano memoria del passato, riflessione per il presente e speranza per il futuro.
Sono trascorsi tre anni da quando tutto ebbe inizio e mi sembra di essere stata in guerra.
Lo stridere del filo spinato che si avvinghiava intorno a me, intorno alla mia vita. La fatica di camminare nel fango. Il peso della responsabilità. Il cruccio di non essermi fermata prima. La rabbia che sentivo crescere e che alla fine si e’ trasformata in urlo: BASTA ! Adesso BASTA !
La crisi non è un virus, non è un batterio di cui non conosciamo la cura. La crisi è una conseguenza di azioni, investimenti, potere in mano agli uomini. Sono gli uomini che giocano con il destino di altri uomini, ed è per questo che spetta ad ognuno di noi lottare per non essere complici di azioni deplorevoli.
All’inizio pensavo di dover proteggere mio padre dall’onta del fallimento. Dalla vergogna di essere un fallito ed aver perso tutto. La disgrazia di essere ricordato, dopo la morte, come un uomo incapace di gestire la propria azienda. In realtà, queste paure, erano le mie.
Non si nasce con il senso dell’onore. Esso cresce dentro di te, quando metti anima e cuore in quello che fai. Si alimenta giorno dopo giorno grazie ai tuoi sogni, alla volontà di andare avanti aiutato da famiglia e collaboratori.
Il rispetto per il lavoro, la dignità che esso crea, la forza che genera trascinando individui, società, territori. Tutto questo non appartiene ai numeri, non appartiene all’economia: è una scintilla che parte da una persona. Un uomo — o donna — d’onore, che mantiene la parola data con una stretta di mano, che umile ammette le difficoltà e chiede aiuto. Sincero, non trama alle spalle dei suoi collaboratori la via più facile per salvarsi e far morire, disarmati, coloro che hanno creduto in lui.
Ci vuole coraggio ad andare avanti, ma ci vuole altrettanto coraggio a fermarsi. In entrambi i casi c’è una domanda che accomuna la scelta. Perché non vogliamo fallire?
Io non volevo fallire perché non avrei saputo dove andare l’indomani e – nonostante la fatica fisica e mentale si infiltrasse nelle ossa – non volevo morire in silenzio. Un libro poteva diventare la testimonianza da lasciare nel tempo.
La pubblicazione mi aiutò ad intrecciare fra loro le persone che si avvicinavano durante le presentazioni di “Io non voglio fallire” conducendole, poi, verso Ildebrando Lava, presidente Confartigianato San Dona’ di Piave. Aveva gli stessi obbiettivi, salvare le aziende e con loro le persone che lavorano onestamente.
Per me Politica, era solo una parola, che piano, piano divenne “strumento per migliorare la nostra vita”. Il “Fondo Serenella” nasce così: chiedendo, intrecciando, curando relazioni con un mondo fino a ieri per me, completamente estraneo.
Se riuscirò a resistere tenendo in equilibrio cartelle esattoriali, avvisi bonari e conti correnti fino alla pubblicazione dei decreti attuativi e quindi attingere alle risorse messe a disposizione , l’ AGA Snc, sarà salva. In alternativa dovrò cominciare a studiare un’altra via di salvezza!
Vorrei che in queste pagine di romanzo collettivo fossero narrate storie di grande coraggio, infinito amore e grandi battaglie private e pubbliche perché il bene prevalga sul male.
Serenella Antoniazzi