Mai più morti in fabbrica: in Friuli Vg la sicurezza sul lavoro si insegna a scuola

Imprese, sindacato, istituzioni, associazioni di categoria e due genitori: allo stesso tavolo (è accaduto nei giorni scorsi a Pordenone), discutono di sicurezza sul lavoro, di come fare diventare realtà un obiettivo – zero infortuni mortali in fabbrica entro i prossimi due anni – perché non accada mai più che uno studente esca di casa per l’alternanza scuola lavoro e non faccia rientro.

Ricordando Lorenzo

Come accaduto a Lorenzo Parelli, studente dell’istituto Bearzi di Udine, morto a 18 anni il 21 gennaio 2022, colpito alla testa da una putrella di acciaio. Vittima di un incidente sul lavoro, durante l’ultimo giorno di stage in un progetto di alternanza scuola-lavoro in una azienda di Pavia di Udine.

Lo ha ricordato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 1. Maggio. “Quando è arrivato il primo anniversario ci siamo chiesti come continuare a essere genitori, e che cosa fare per Lorenzo e per gli altri”, Dino Parelli e Maria Elena Dentesano.

È nata così la Carta di Lorenzo: un testo semplice, due pagine appena, che chiamano in causa direttamente la responsabilità collettiva, le persone, i maestri, le imprese. E la Carta è oggi un tassello del progetto  Scuola per la Sicurezza sul lavoro gestita dall’Organismo Paritetico Industria costituito da Confindustria Alto Adriatico e CGIL CISL UIL di Pordenone. Un modello condiviso che è stato affinato in tempi difficili – quando imperversava la pandemia e nelle fabbriche occorreva lavorare senza rischi, ma anche mettersi al servizio della collettività ospitando vaccinazioni negli spazi produttivi, anche per i famigliari dei dipendenti.

“Quella esperienza ci consente oggi di lavorare su nuovi obiettivi comuni – spiega il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti – Non dobbiamo solo commuoverci, ma sollecitare una assunzione di responsabilità straordinaria, con due punti fermi. Il primo: usare le nuove tecnologie che possono ridurre se non annullare gli eventi gravi. Il secondo: formare alla sicurezza fin dalle scuole superiori”.

(Il giorno dell’incidente)

Gli esempi

Oltre a quello di Lorenzo, altri sono i casi riferiti nell’incontro: di ognuno sono stati studiati i fascicoli giudiziari, per capire l’esito delle indagini e l’accertamento delle responsabilità. E per capire cosa potrà essere fatto per il futuro.

Un caso citato è quello di un lavoratore morto al Porto di Trieste per essere finito con il muletto in acqua: se ne sono accorti a fine turno, perché mancavano un mezzo e un uomo. Ma il dato di fatto – si è detto nell’incontro – è che pochissimi operatori usano la cintura di sicurezza. Strumenti come la geolocalizzazione possono restringere l’area di movimento dei mezzi, un po’ come avviene per i rasaerba robotizzati che operano solo all’interno dell’area assegnata, mentre altri dispositivi possono impedire l’avvio del mezzo se non ci sono le condizioni di sicurezza come appunto la cintura.

Un altro morto sul lavoro è stato schiacciato da una pressa: “Vogliamo che sulla sicurezza si affermi un principio di ridondanza: se non scatta un meccanismo di protezione devono subentrare un secondo e anche un terzo, così da impedire un evento tragico”, spiega ancora Agrusti.

Le responsabilità

Le nuove generazioni vanno educate ad assumere comportamenti prudenti, soprattutto se entrano in un ambiente di lavoro al quale non sono abituati. Ma il rischio è anche fra chi svolge mansioni ripetitive, ed è portato ad abbassare la soglia di attenzione. Questo “non significa che la responsabilità è di chi si fa male”, chiarisce Agrusti. “A sbagliare è chiunque si giri dall’altra parte se le condizioni non sono di sicurezza, o non corregga comportamenti sbagliati. O lasci solo un ragazzo”.

Le imprese sono già entrate nelle scuole del Friuli VG per parlare di sicurezza: e lo faranno in modo ancora più strutturato nel prossimo anno scolastico, per raggiungere tutti gli istituti. Anche nelle scuole dovrà esserci un coordinatore responsabile della sicurezza per gli studenti in stage o alternanza, che collaborerà al progetto con le imprese. Quanto alle imprese, il modello Infortuni zero entrerà in tutti i settori e in tutte le dimensioni, anche nelle realtà più piccole e magari prive di rappresentanza sindacale grazie all’Organismo paritetico provinciale che unisce forze datoriali e sindacali.

Un evento dedicato a Lorenzo

La fabbrica modello

Un luogo privilegiato sarà la LEF, l’azienda digitale modello nel Pordenonese fondata da Confindustria Alto Adriatico e McKinsey, la più integrata al mondo, dove si fa formazione e simulazione di un vero ambiente di lavoro e produzione (su oltre 3mila metri quadri di fabbrica e uffici e altri mille che saranno completati entro pochi mesi): qui si studierà in particolare il comportamento umano, per capire come intervenire in fase di prevenzione. Qui l’intesa prevede di portare 4mila studenti e studentesse in un anno.

L’obiettivo è la sicurezza sul lavoro di tutti, a cominciare dai più giovani. L’esperienza avviata dal Friuli VG – un territorio di 1.600 imprese con specializzazioni che vanno dal mobile arredo alla nautica – porterà a un riconoscimento per le aziende apripista che faranno da modello e parametro di riferimento per tutte le altre. Il presidente di Confindustria Alto Adriatico, più volte commossi nel ricordo di Lorenzo, ha aggiunto che le «aziende sicure andranno certificate, bollinate; in assenza di una legge ce ne incaricheremo noi assieme ai sindacati». In piena sintonia il Prefetto Domenico Lione secondo il quale «le scuole di formazione hanno, tra i vari compiti, quello di eliminare nei lavoratori il rischio della ripetitività dei comportamenti, una cultura che porta all’abbassamento dei livelli di attenzione, uno dei peggiori nemici della sicurezza».

Zero morti

Eliminare le cause di infortunio mortale nel territorio, mettendo in campo le iniziative condivise con i sindacati nell’accordo 21 luglio 2021 denominato Zero morti sul lavoro, significa affermare che «esiste una correlazione diretta tra formazione esperienziale che viene impartita nella Scuola per la sicurezza, l’acquisizione di competenze e la conseguente più matura consapevolezza nell’attuare comportamenti responsabili da parte dei lavoratori – sottolinea Agrusti –  La Scuola per la Sicurezza non segue i temi e la didattica della formazione tradizionale ma si concentra sulle prospettive che la tecnica mette a disposizione a servizio della sicurezza e sullo sviluppo della sensibilità verso i comportamenti virtuosi soprattutto attraverso la sperimentazione diretta».

Dino Parelli, padre di Lorenzo, ha spiegato che «nel solo 2022 tre ragazzi in formazione-lavoro hanno perso la vita, per cui c’è ancora qualcosa che non va; con la Carta di Lorenzo abbiamo inteso riportare l’attenzione su un tema, quello alla persona, secondo noi dimenticato, tanto più quando si tratta di ragazzi – ha aggiunto – che sono il più grande investimento della società, cui è giusto garantire tutta l’attenzione possibile. La Carta di Lorenzo – che sarà esposta nelle aziende coinvolte nell’accordo tra Confindustria AA e sindacati – è un documento semplice che ha avuto il merito di portare dentro il gruppo di lavoro che l’ha preparata, composto da esponenti di quel nuovo modo di fare formazione e prevenzione, gli stessi studenti. Essa sintetizza la necessità di attenzione che va riservata a un giovane, inesperto, che per la prima volta varca la soglia di un’azienda». Maria Elena Dentesano ha aggiunto che il segno lasciato dal figlio «è destinato a restare nel tempo sia tra chi lo ha conosciuto e chi no» insistendo sul fatto che gli adulti, in questo caso le imprese, restano i supervisori della loro sicurezza.

Gli incontri

Giuseppe Del Col, direttore operativo di Confindustria AA, ha focalizzato l’attenzione sui due eventi formativi dedicati a datori di lavoro RSPP e RLS in programma a giugno e luglio. Il primo, come di consueto, si terrà alla LEF e sarà dedicato all’illustrazione dei più aggiornati sistemi digitali di analisi dell’attività lavorativa per verificare gli effetti sull’ergonomia. Il secondo, in collaborazione con il Polo Tecnologico Alto Adriatico, prevede l’esposizione di una nuova metodologia, sviluppata da una startup lombarda, che permetterà di rilevare i livelli di attenzione del lavoratore durante l’attività e segnalare potenziali situazioni di distrazione pericolosa. Iniziative che si innestano in quella più grande, ossia un percorso strutturato in collaborazione con Inail e Regione per tutte le scuole del territorio che partirà in autunno in cui sono previste attività di formazione sulla sicurezza aggiuntive e specifiche.

Denis Dalla Libera, referente territoriale di CISL FVG e componente dell’Organismo Paritetico, anche a nome degli altri colleghi, ha posto l’attenzione sulle attività che la “Scuola per la Sicurezza” sta dedicando agli studenti delle scuole superiori del J.F. Kennedy di Pordenone e del B. Carniello di Brugnera attraverso un ciclo di lezioni tenuto da professionisti della prevenzione, sulla organizzazione del lavoro e sulle norme di comportamento da osservare all’interno delle fabbriche.

 

Si parla di #LavoroaNordest. Potrebbero interessarti anche:

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