La campagna pubblicitaria sulla “vendita di asparagi” era iniziata nei giorni scorsi: l’affissione, su spazi privati, mostrava un mazzo di asparagi rivolto verso il volto di una donna di cui si vedevano unicamente il naso e la bocca aperta tinta di rosso.
Su segnalazione dello IAP, l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, il Comune di Bolzano ha concordato nel ritenere che il messaggio contenesse una rappresentazione svilente per la donna “per l’inequivocabile richiamo ad un rapporto orale, risultando quindi marcatamente indecente e volgare”, spiega Marialaura Lorenzini, assessora alle Pari Opportunità. “Credo che l’Amministrazione pubblica si debba far sempre carico di disincentivare qualsivoglia forma offensiva e svilente nei confronti delle persone, ancor più verso il genere femminile”. Per la sua posizione Lorenzini è stata attaccata: “Mi hanno detto bigotta, bacchettona, mi hanno accusato di occuparmi di cose poco importanti, ma non è così: in un periodo di grande malessere sociale, economico, anche culturale, e con una generazione di giovani tanto social quanto fragile, è importante mandare i messaggi giusti. E dire no quando qualcosa è sbagliato, anche se è ‘solo’ una pubblicità che ti trovi davanti ogni giorno”.
C’è perfino chi ha raccolto firme – 78 – contro la scelta dell’assessorato di intervenire. E pensare che non è la prima volta: lo scorso anno il Comune di Bolzano ha fatto ritirare dei manifesti affissi su spazi pubblicitari comunali che pubblicizzavano l'”Erotik Messe – Fiera dell’erotico” dislocati sul territorio. Per la manifestazione di quest’anno gli organizzatori dovranno inviare preventivamente al Comune una bozza del manifesto.
Nel caso degli asparagi, il Comune ha fatto presente alla ditta il proprio dissenso anche facendo riferimento alla delibera del Consiglio comunale n. 27 del 2 marzo 2011 “Città libere dalla pubblicità offensiva della dignità della donna”, con la quale ha deciso di aderire all’iniziativa promossa dal Coordinamento Nazionale dell’UDI (Unione donne in Italia) “Città libere dalla pubblicità offensiva della dignità della donna”.
Gli studi in materia non mancano: il 3 settembre 2008 è stata approvata dal Parlamento Europeo la risoluzione n. 2038 relativa all’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini, e la Commissione del Parlamento europeo sui diritti della donna e la parità di genere in una relazione ha indicato come la pubblicità contribuisca ad alimentare e consolidare gli stereotipi, riducendo esseri umani a oggetti.
Bolzano, come le altre città libere da pubblicità offensive, si impegna perché nessun materiale istituzionale nè comunicazione sia veicolo di messaggi avvilenti per le donne (la delibera del 2011 ha avuto 25 voti a favore, 11 contro e 4 astenuti).
Anche a Treviso c’è un precedente: allora però non si è trattato di autodisciplina, ma del boicottaggio annunciato nei confronti di una palestra. Ne era uscita anche una proposta, per le aziende capaci di uscire di questo schema, senza sventolare lati B per la propria promozione.