Un po’ di emozione all’inizio, “poi, quando sei abituata a lavorare, mica te lo dimentichi, riprendere il giro è facile”. Ventidue anni di lavoro aveva alle spalle Elena prima che la sua azienda chiudesse: “Un po’ lo temevamo, c’era stata la cassa integrazione, ma non sei mai pronto a restare a casa“. Ieri, per lei, è stato il primo giorno di un nuovo lavoro. 47 anni, veronese, proprio nella sua città, grazie a Umana, è stata ricollocata dopo un fermo durato quasi due anni.
Elena Perbellini è la prima in Italia: è stata assunta con un contratto a tempo determinato di sei mesi in somministrazione grazie all’assegno di ricollocazione, misura nazionale di politica attiva del lavoro partita da poche settimane in via sperimentale. Qui la spiegazione di come funziona.
L’Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche attive, ha inviato lettere a circa 30mila disoccupati, individuati tra i percettori di Naspi da almeno 4 mesi. La misura dovrebbe estendersi fino a 300mila disoccupati entro l’estate. L’assegno può valere fino a 5mila euro: la cifra varia in base all’occupabilità del lavoratore, al tipo di contratto firmato, all’area in cui vive. Si può spendere presso i centri per l’impiego o le agenzie del lavoro che potranno incassarlo solo in caso di obiettivo raggiunto. Quello che si ottiene è un servizio personalizzato – erogato da un Centro per l’impiego o da un soggetto accreditato scelto dal disoccupato – per la ricerca di una nuova occupazione. L’obiettivo è un reinserimento nel mondo del lavoro in tempi brevi.
Nel caso di Elena, “quando è arrivata la lettera sono rimasta un po’ sorpresa: in questi due anni ho mandato tanti curriculum, ma nessuno ha nemmeno mai risposto”. A marzo ha ricevuto la prima lettera dall’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive), a metà aprile il suo primo contatto con Umana, nella filiale di Verona, e la settimana scorsa il primo colloquio. “Sono stata seguita da un tutor bravissimo: insieme abbiamo rivosto la mia presentazione, i punti di forza, e fatto la simulazione di un colloquio. Tutto è accaduto molto velocemente”.
Fino al primo giorno di lavoro, in un’importante azienda della provincia di Verona. Un primo passo verso una ricollocazione cercata da tempo, ma anche una conferma della potenzialità di questa misura di costruire nuovi percorsi di lavoro per chi il lavoro l’ha perso. Altri contratti sono prossimi a essere firmati, probabilmente già oggi, in diverse regioni.
I destinatari delle lettere sono liberi di aderire a questa misura, potendosi rivolgere ad uno dei soggetti accreditati a livello nazionale e regionale.
Sono complessivamente un migliaio le persone che hanno aderito all’iniziativa in ambito nazionale e in questo momento sono un centinaio quelle che hanno scelto Umana quale soggetto erogatore della misura. Con circa 20 di queste Umana ha già sottoscritto il Patto di ricerca intensiva (PRI), così come prevede la misura e per loro si stanno costruendo percorsi personalizzati di inserimento.