Così giovani e già birrai: Mattia, Raffaele e l’orzo cresciuto a sole e salsedine

Hanno 21 anni (Raffaele) e 27 anni (Mattia). In comune hanno la famiglia – sono fratelli -, la passione per la birra, il lavoro nell’azienda di pavimenti in legno del papà. E un sogno: produrre una birra con un marchio proprio, che sia unica, prodotta completamente da loro, usando i prodotti coltivati nella loro terra. Una terra “grassa”, in provincia di Venezia, dove sole implacabile e salsedine danno un gusto unico all’orzo.

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La loro birra si chiama SantJago: “La località dove lavoriamo si chiama San Giacomo”, spiega Raffaele: la traduzione spagnola già contiene la futura ambizione di vendere anche all’estero, con un nome dunque adatto ai mercati stranieri. Tutto è iniziato da un hobby casalingo, un kit per produzioni domestiche: “Quanta birra abbiamo buttato via – racconta – prima di trovare le ricette giuste, buone davvero. Le portavamo in dono agli amici, alle feste, e tutti a chiedere: dove l’avete trovata? Dove si compra?”.

dei tosIntanto i fratelli – presto almeno uno dovrà lasciare il lavoro con padre per dedicarsi a tempo pieno alla nuova impresa – imparavano, sperimentavano, e prima di decidersi al grande passo hanno lavorato per un paio di mesi a testa in Germania, “dove fare la birra è una questione di rigore: guai a non seguire le indicazioni, guai a fare di testa propria, o erano urli. Abbiamo imparato tanto”, ricorda Raffaele.

Così, tre anni fa, hanno deciso di fare il salto di qualità: un impianto migliore, uno spazio più adatto della stanza caldaie di casa, in un capannone. E nei campi vicini, in località Brussa, 55 ettari dedicati alla coltivazione dell’orzo: “Stiamo sperimentando anche le colture di luppolo, per creare una filiera cortissima e di qualità. I tre anni che sono passati sono serviti, oltre che ad affinare la tecnica, a uscire dalle pastoie della burocrazia; è incredibile quanti permessi servano. Non abbiamo chiesto alcun contributo regionale, per non caricarci di ulteriori incombenze: quando sarà il momento, magari, lo chiederemo per crescere”.

Attualmente le birre SantJAgo si vendono nei mercatini agricoli e negli agriturismi e ristoranti, oltre che direttamente in sede (azienda agricola Dei Tos, Vittorio Veneto, Treviso: info@santjago.it) da dove si spediscono fusti in tutta Italia. Il sito internet è in fase di allestimento. “La nostra passione è produrre la nostra birra: trasformare il prodotto della terra in qualcosa di cui conosciamo i particolari dall’inizio alla fine ci ha sempre affascinato, bere la nostra birra per noi è sempre come la prima volta, è una sensazione forte sapere quante cose ci sono dietro prima di arrivare alla bottiglia, quanta fatica nel coltivare le nostre terre e quanto tempo prima di arrivare al prodotto finito”. Un trend in crescita: quello dei microbirrifici è un autentico boom, fra lezioni all’università e tecniche di marketing, mentre i dati nazionali dicono che le esportazioni di birra italiana all’estero sono aumentate del 27% in quantità nel 2015 rispetto all’anno precedente (quasi la metà delle spedizioni è diretta nel Regno Unito). La birra dei fratelli, intanto, ha avuto il suo battesimo ufficiale all’Expo, su invito della Coldiretti: sei tipi fra bionda, rossa dorè, scura, weizzner e Tripel. Il primo passo è fatto.