Se il cognome di mamma tramanda un marchio storico d’impresa

Nicola Della Pietà Pinarello ha conquistato il diritto di firmarsi così quando ha compiuto 24 anni. Una telefonata lo ha avvisato che la procedura per poter avere il doppio cognome era compiuta, dopo un iter durato due anni e mezzo. Ha cambiato tutto: carta di identità, patente, bancomat, perfino i dati sui titoli di studio: «E’ come se fossi nato nel 2004», racconta.



Nicola, classe 1980, è figlio di Roberto Della Pietà, attuale presidente della Pinarello Holding, e di Carla Pinarello, primogenita di Giovanni, 91 anni, fondatore dell’azienda che rappresenta uno dei brand di punta e una delle maggiori realtà industriali del settore delle biciclette da corsa, un marchio conosciuto per qualità e tecnologia che quest’anno, in una storica abbinata, ha visto un proprio prodotto vincere sia il Tour de France che il campionato del mondo su strada professionisti. A Villorba, Treviso, un'impresa da 45 dipendenti, un fatturato di 50 milioni, una produzione di oltre 40mila tra bici e telai l’anno (a marchio Pinarello e Opera), di cui quasi il 90% destinati all’esportazione (in primo luogo verso Giappone, Stati Uniti e Australia) grazie ai continui investimenti in ricerca e sviluppo che mettono al riparo dalla concorrenza del Paesi a basso costo. L’azienda cresce al ritmo dell’8-10% all'anno.

(nonno e nipote)

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Oggi al timone (manubrio?) del Gruppo Pinarello c’è la seconda generazione della famiglia: i figli di "Nani" Pinarello, Carla e Fausto, in ruoli strategici con Roberto Della Pietà (marito di Carla), e un unico manager esterno, Luciano Fusar Poli, responsabile commerciale. Da subito il fondatore aveva sperato di poter tramandare il proprio cognome, simbolo stesso dell’azienda, al nipote maschio: «Ma inizialmente quello che oggi la Corte europea riconosce come un diritto, ovvero dare il cognome materno ai figli, era una strada impercorribile», racconta Nicola, che segue la parte legale e di customer service. È stato l’allora prefetto di Treviso a informare la famiglia che qualcosa era cambiato.

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È stato necessario raccogliere il consenso non solo di entrambi i genitori, ma anche di tutti i membri della famiglie materna e paterna, di tutti gli zii e nipoti Pinarello. Tutti, nessuno escluso, hanno dovuto firmare un modulo: «Io sottoscritto acconsento», eccetera eccetera. Poi la burocrazia ha fatto il suo corso, «ed è arrivata la telefonata che aspettavamo». Doppio cognome per Nicola Della Pietà Pinarello, oggi trasmesso ai piccoli Roberto, tre anni e mezzo, e Celeste, nove mesi appena, e tradizione del marchio di famiglia assicurata per le prossime generazioni.

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