Udine studia l’arte della guerra applicata alle strategie aziendali

Un imprenditore che ha sperimentato una aggressione; quella della concorrenza di un altro Paese (la Cina), e ha reagito cambiando completamente la propria formula. Un’azienda dove il passaggio generazionale ha segnato un momento di svolta e anche di ricerca di un nuovo equilibrio, un po’ come quando in un esercito cambia il comandante. Parallelismi fra un conflitto e la battaglia quotidiana del lavoro, che nel dialogo fra un imprenditore e un libraio fanno nascere un’idea. Oggi (9 aprile), a Udine (ore 18), un incontro aperto farà il punto sull’arte della guerra e le strategie aziendali: questo genere di letteratura – è la tesi – può essere un riferimento per chi deve affrontare ogni giorno le sfide che l’ambiente, sia interno che esterno, presenta.


«In questi tempi fare impresa è una lotta quotidiana – spiega Giuliana Quendolo, imprenditrice del turismo, chiamata a moderare l’incontro – e a volte usare un linguaggio bellico viene spontaneo. E le tecniche di gestione di un gruppo in battaglia non sono così lontane da quelle che servono per affrontare ogni giorno il mercato». Non è la prima volta che il libro di Sun Tzu – "l’Arte della guerra" appunto, uno dei testi più antichi dedicati all’arte militare, composto in Cina nel IV secolo aC, e dopo due millenni ancora attuale – diventa una metafora di quello che avviene nelle imprese: la crisi ha forse solo accentuato alcuni aspetti (combattere, resistere, sopravvivere).

Rubati agli appunti dei relatori, ecco alcuni spunti:

 Guerra non è solo circondare e distruggere un nemico – E' un invito a pensare alla strategia come a una serie di linee e di frecce che mirano verso un obiettivo, ma prima di tutto occorre studiare e dirigere queste frecce verso se stessi, consapevoli dei malesseri che possono costituire dei blocchi.

Potete avere idee brillanti, ma se il gruppo che guidate non vi segue non servirà a nulla – Occorre dare ai dipendenti, come a dei soldati, un obiettivo da raggiungere e autonomia per poter reagire agli eventi, verificando ed eventualmente modificando la struttura del gruppo.

Meglio un cattivo generale che due buoni – Dalla leadership condivisa (secondo questa impostazione) non esce nulla di buono.

Tenere alto il morale – A giudicare dal numero delle aziende che, anche in tempi di crisi, riconosce premi e altri incentivi ai dipendenti, in molti casi questo aspetto non viene trascurato. Premi rari ma significativi, dice la teoria.

Ingaggiate solo le battaglie necessarie e sappiate quando è il momento di aspettare – L’intera arte della guerra consiste in una difesa estremamente cauta e ragionata, seguita da un attacco "rapido e temerario". Può valere per prezzi, qualità, marchio…

I più grandi pericoli derivano dall’imprevisto – Accade quando non si reagisce con una strategia precisa, ma con il disordine.

Conoscere bene l’avversario – La conoscenza limita gli imprevisti di cui sopra.

Il più grande vantaggio in guerra è la sorpresa – Si può colpire in modo anticonvenzionale, da una angolazione inaspettata. Sapendo che qualunque novità è destinata ad essere soppiantata, servono sempre nuove idee.

Guerra

«I pensieri strategici-filosofici presenti nel libro sono un monito sulla vita quotidiana, sulla capacità di affrontare i problemi e le insidie. Sun Tzu non si limita a dare precetti per sconfiggere i nemici, ma insegna a gestire i conflitti personali, quotidiani, in modo profondo e non distruttivo: come in guerra, anche nella vita di tutti i giorni, la migliore battaglia è quella che vinciamo senza combattere»: da questa riflessione è nato l’incontro di Udine. Non solo: «Per quanto critiche possono essere le situazioni e le circostanze in cui vi trovate, non disperate – scrive Sun Tzu -. È proprio nelle occasioni in cui c’è tutto da temere che non bisogna temere niente; è quando siamo circondati dai pericoli di ogni tipo che non dobbiamo avere paura; è quando siamo senza risorse che dobbiamo contare su tutte; è quando siamo sorpresi che dobbiamo sorprendere il nemico».

 

 

(grazie a Damiano Ghini, delegato alla Cultura di Confindustria Udine)