Fino a domani, 6 settembre, 30 docenti da tutta Italia (della scuola secondaria di primo e secondo grado) sono a Belluno per un corso di aggiornamento sull’arrampicata: un movimento che, nell’evoluzione dei bambini, si sviluppa ancora prima della corsa, ed è alla base di molte attività motorie comunemente proposte e praticate. Lo organizza il Club alpino italiano (attraverso la Commissione nazionale scuole di alpinismo, scialpinismo e arrampicata libera): l’obiettivo è consentire agli insegnanti di far sperimentare e sviluppare ai propri alunni lo schema motorio di base dell’arrampicare, sia in palestra, utilizzando le diverse attrezzature presenti, sia in ambiente montano, il tutto seguendo un metodo consolidato di approccio e approfondimento dei contenuti. In questo modo i docenti – con loro 10 istruttori esperti – saranno in grado di preparare e realizzare dei moduli didattici sull’arrampicata sia nelle ore di educazione fisica sia in orario extra curricolare, ad esempio nell’ambito dei Giochi sportivi studenteschi.

“Il corso è molto specifico, in quanto è indirizzato ai soli insegnanti di educazione fisica”, afferma Francesco Carrer (responsabile nazionale del progetto CAI – Scuola e Presidente del CAI Veneto).
“Abbiamo comunque deciso di accettare anche le richieste di partecipazione arrivate da alcuni insegnanti di scuola primaria dove, come è noto, non esiste il docente di educazione fisica, in quanto le tematiche affrontate sono particolarmente indicate anche a chi insegna ai bambini dai sei agli undici anni di età”.
Il corso prevede lezioni frontali, sessioni pratiche indoor (in palestra e allo Sportler Center di Silea – TV) e lezioni pratiche in ambiente; in questo caso per l’uscita è stata scelta la falesia di Erto, Pordenone, per un decennio punta di riferimento del movimentio arrampicatorio europeo, nelle immediate vicinanze della diga del Vajont.
L’avviso del corso – e delle altre iniziative organizzate – arriva a tutte le scuole, oltre che agli insegnanti che hanno partecipato altre volte: ciascuno paga una quota (250 euro) e può prendere dei giorni di permesso per l’aggiornamento: ecco perché spesso i più giovani, i precari o chi cambia ogni anno istituto, fanno più fatica a trovare la disponibilità di colleghi a “coprire” la loro assenza. Armati di pile e scarpe da trekking, zainetto sulle spalle, i 30 si sono cimentati e si cimenteranno con nodi e salite con e senza corda, con tanto di diploma finale.