Due conti sulla Brexit vista da Nordest (gli effetti su prosecco, marmo, turismo, legno e meccanica)

Che cosa succede in caso di Brexit? Basandosi su uno scenario macroeconomico proposto da Oxford Economics, SACE aveva sviluppato delle previsioni per l’export italiano in caso di vittoria del “leave” prima ancora dei risultati.

  • Nel 2016 la Brexit si tradurrebbe in una minore crescita per l’export italiano verso Londra di circa 1-2 punti percentuali nel 2016 (pari a 200-500 milioni di euro in meno beni esportati).
  • Nel 2017 l’impatto sarebbe maggiore con una contrazione del 3-7%, equivalente a circa 600-1.700 milioni di euro in meno di prodotti esportati.
  • I settori più penalizzati, meccanica strumentale e mezzi di trasporto

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A Treviso e Belluno

“Abbiamo preso per buone queste stime della Sace – dice Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio e vicepresidente di Unioncamere Nazionale –  e le abbiamo provate ad applicare agli scambi trevigiani e bellunesi. Ne viene fuori un possibile scenario che credo utile commentare, ma che va preso con tutte le prudenze del caso, e aggiornato in base all’evolversi degli eventi.”

Nel 2015 le province di Treviso e Belluno hanno esportato verso il Regno Unito beni per un valore di 1,2 miliardi. Belluno, con un’espansione del +96% prendendo come anno di riferimento il 2008 (trainata essenzialmente dall’occhialeria). Treviso, con un’espansione del +45%, frutto soprattutto delle progressioni a due cifre degli ultimi due anni, complici le vendite di mobili e di Prosecco.

Nell’ipotesi di una contrazione degli scambi sulla base delle stime Sace più pessimistiche (-7%), l’export dei due territori scenderebbe di 84 milioni di euro (tra il 2016 e il 2017). Gli scambi complessivi, ad ogni modo, tanto a Treviso che a Belluno, resterebbero superiori ai livelli export del 2014. Per il Veneto, che esporta quasi 3,5 miliardi di beni verso il Regno Unito, la contrazione potrebbe essere, nel complesso, di 245 milioni di euro.

brexitPer quanto riguarda la meccanica strumentale, sommando in questa categoria il settore dei macchinari, quello della carpenteria metallica e quello dei “mezzi di trasporto e componentistica”, ci troviamo di fronte ad un aggregato che, nei due territori, ha generato export verso il Regno Unito per un valore di 212 milioni di euro nel 2015. Applicando anche in questo caso la stima Sace peggiore (contrazione del 18% degli scambi), l’aggregato subirebbe una perdita secca di circa 38 milioni di euro. Per il Veneto, considerando il medesimo aggregato, l’ipotesi di contrazione potrebbe aggirarsi attorno ai 151 milioni di euro. Un indietreggiamento piuttosto importante, rispetto alla capacità di penetrazione dell’industria veneta nel mercato anglosassone. Va tenuto conto però che l’export veneto di macchinari verso mondo ammonta a 11,4 miliardi. Dunque, questa possibile perdita sulla meccanica strumentale derivante da Brexit peserebbe, nella sua ipotesi peggiore, per l’1,3% sul totale export regionale di settore. Lo stesso ragionamento vale per Treviso, dove l’industria dei macchinari è il primo settore export, con 2 miliardi di euro (dato 2015). Anzi, va sottolineato che rispetto al possibile impatto di Brexit, già è stata di entità superiore (-46 milioni) la contrazione dell’export trevigiano di macchinari nei primi tre mesi del 2016 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, per effetto del rallentamento delle economie emergenti.

“Ma queste sono le stime delle perdite dirette – precisa Pozza. Ben altri effetti concatenati, ancora difficili da misurare, possono discendere dall’incertezza finanziaria. Sappiamo quanto i mercati siano interdipendenti. Vedremo ora cosa succede. Semmai è da sperare – aggiunge Pozza – che questo shock serva davvero per andare verso un’Europa migliore”.

A proposito di Prosecco

La Gran Bretagna è diventato nel 2016 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con le bottiglie esportate che hanno fatto registrare un aumento record del 38% nel primo trimestre consentendo il sorpasso sugli Stati Uniti. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della Brexit che a causa della svalutazione della sterlina, potrebbe sconvolgere le tavole inglesi che amano particolarmente il prosecco Made in Italy. Nel primo trimestre del 2016 in Gran Bretagna sono state spedite il 30% delle bottiglie di spumante esportate. In pratica quasi 1 su 3.  La Gran Bretagna – sottolinea la Coldiretti – è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali Made in Italy con un valore annuale di ben 3,2 miliardi delle importazioni dall’Italia ed una tendenza progressiva all’aumento. Al contrario dalla Gran Bretagna – prosegue la Coldiretti – arrivano in Italia prodotti agroalimentari per appena 701,9 milioni di euro. Lattiero caseari, ortofrutta e vino e spumanti – spiega la Coldiretti – sono i prodotti alimentari Made in Italy maggiormente richiesti. La bilancia commerciale agroalimentare – conclude la Coldiretti – è dunque fortemente sbilanciata a favore dell’Italia con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni.

I giovani

Il Regno Unito – ricorda il centro studi Impresa lavoro – è una delle mete preferite dagli italiani che emigrano dal nostro paese per cercare fortuna nel resto d’Europa. Nel solo 2014 14.991 connazionali sono volati verso Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda per cercare lavoro. Di questi più della metà (7.675) erano giovani tra i 15-34 anni. Tra gli under 35 la Gran Bretagna rimane la destinazione preferita, seguita da Germania (7.435), Svizzera (4.242) e Francia (3.714).

L’industria trevigiana

Per l’economia trevigiana il mercato inglese è molto significativo “e quindi andranno messi in conto costi aggiuntivi e nuove procedure per continuare ad essere presenti in quel mercato. Molti analisti temono anche un effetto recessivo della Brexit – scrive in un intervento la presidente di Unindustria Treviso brexit3Maria Cristina Piovesana -. E’ una fase destinata a continuare a lungo, se solo pensiamo che la trattativa per l’uscita di un Paese dall’Unione Europea, finora mai sperimentata, si prolungherà per almeno due anni per la rinegoziazione di tutti i trattati. E’ importante che gli imprenditori tengano i nervi saldi e continuino a operare, come già stanno facendo, in molti mercati, diversificando il rischio. Abbiamo già conosciuto situazioni di difficoltà in importanti mercati internazionali, ad esempio con la svalutazione del dollaro prima e del rublo poi, e abbiamo saputo reagire, con tenacia e responsabilità, riuscendo ad ottenere importanti risultati.
In questa situazione di incertezza, dobbiamo continuare a credere nelle nostre capacità e in quelle dei nostri collaboratori per essere anche di esempio per tutta la comunità. Dalle difficoltà dobbiamo trovare nuova motivazione, con tutte le forze migliori del nostro Paese, puntando, con una seria politica di riforme, anche a rilanciare il mercato interno e a promuovere una strategia di crescita complessiva che valorizzi al meglio le nostre, molte risorse.  Questo referendum inglese potrebbe diventare una scossa positiva per l’Europa e i suoi cittadini”

Preoccupazione a Udine per legno e meccanica

Preoccupazione e incertezza; ruota attorno a questi due concetti il commento del presidente di Confindustria Udine, Matteo Tonon, dopo la vittoria dei ‘leave’ al referendum per la Brexit. “La preoccupazione – spiega Tonon – deriva dal fatto che quello del Regno Unito è un mercato importante per due settori centrali del nostro comparto manifatturiero: il legno-arredo e la meccanica”.

Una preoccupazione che si declina sia sugli scenari di breve termine, sia su quelli di medio e lungo periodo. “Nell’immediato – afferma il presidente di Confindustria Udine – sono gli effetti sul cambio a impattare sull’operatività delle nostre aziende. Una variabile, questa, non prevedibile, capace di generare immediatamente difficoltà”. Provando ad allungare lo sguardo più in là, invece, “le variabili in gioco sono moltissime e tutte impattanti sulla economia reale: dal rapporto di cambio ai preannunciati possibili provvedimenti della banca centrale. La verità è che la complessità di un processo non gestito non consente di calcolare a priori le ricadute negative e come evolveranno le cose. Una situazione nella quale domina l’incertezza e che affronteremo con la consueta determinazione”. Al di là delle conseguenze economiche dell’esito referendario, però, c’è anche una doverosa considerazione che riguarda più in generale il destino del progetto europeo, “che va preservato” – conclude Tonon – “ritrovando lo spirito costituente dei padri fondatori dell’Europa e cercando di porre rimedio con maggior convinzione alle sottovalutazioni e agli errori che il ‘governo’ della Ue ha compiuto negli ultimi anni”.

A Verona la Gran Bretagna terzo partner commerciale

“Le imprese veronesi nell’ultimo secolo hanno affrontato due guerre, ben altro che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Abbiate fiducia: troveremo il nostro spazio, nel nuovo equilibrio che si verrà inevitabilmente a creare una volta esaurite le speculazioni di chi ha scommesso sul “Leave”. Certo brexit4in questo momento, bisogna dire che gli inglesi “lasciano e raddoppiano”, noi europei rimaniamo con il cerino in mano”. Così  Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona. “La Gran Bretagna è il terzo partner commerciale della provincia di Verona: vi abbiamo esportato solo nei primi tre mesi di quest’anno 153,4 milioni di euro, il 10,7% in più rispetto al I trimestre 2015: in prevalenza vino, macchinari, marmo. Ora con la sterlina ai minimi storici sarà dura vendere le medesime quantità di prodotti e agli stessi prezzi.  Le produzioni inglesi e quelle delle ex colonie inglesi vendute in sterline improvvisamente diventano molto più competitive. E che dire del turismo? I flussi dal Regno Unito rappresentano una voce importante della nostra economia turistica, ora che la vacanza sul lago di Garda costa di più, questi flussi si potrebbero spostare su altri, più convenienti, lidi. Non lasciamoci però spaventare dal clima di incertezza politica che ci attende, faremmo il gioco degli speculatori. Abbiamo già tutti pagato abbastanza negli anni scorsi la mancanza di ottimismo e fiducia, a volte non corrispondente ai fondamentali dell’economia reale. Rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti con la nostra progettualità imprenditoriale: se ci facciamo paralizzare dai timori, faremo il gioco di chi punta (denaro) sull’inversione del ciclo economico e sul ritorno della crisi”.