L’età media in Friuli Venezia Giulia è di 46,9 anni: più alta nelle province di Trieste (48,6) e Gorizia (47,5), più bassa a Pordenone (45,1) mentre Udine si attesta sul dato regionale. I dieci comuni con l’età media più bassa sono tutti nel pordenonese: al primo posto il comune di Vajont (40,59 anni), seguono Pravisdomini (40,61 anni) e Prata di Pordenone (42,35).
Vajont, come riporta Wikipedia, è un comune di circa 1.700 abitanti ed è stato costituito nel 1971, scorporando una parte del territorio comunale di Maniago. In quest’area era stato costruito un nuovo centro abitato per ospitare i sopravvissuti alla strage della diga e del monte Toc (1963), provenienti da Erto e Casso.
Risulta essere, per superficie, uno dei comuni più piccoli d’Italia. Il comune della provincia di Udine con l’età media più bassa è Remanzacco (44,06 anni), in provincia di Gorizia è Turriaco (45,66 anni).
Sono i (primi) dati del Rapporto statistico 2016, annuale raccolta dei numeri relativi ai diversi aspetti della vita sociale ed economica del Friuli Venezia Giulia che esce oggi, lunedì.
La pubblicazione, che sarà disponibile sul sito internet della Regione, contiene cifre, grafici e tabelle suddivisi in tre macroaree (economia e lavoro, infrastrutture e ambiente, società) e in 19 capitoli.
Dal Rapporto emerge come al 31 dicembre 2015 i residenti in Friuli Venezia Giulia erano 1.221.218, di cui il 52 per cento di sesso femminile e 8,6 per cento di stranieri (105.528 in calo complessivamente del 2,2 per cento). I comuni che hanno visto crescere maggiormente il numero di residenti sono stati Monfalcone (+136), Codroipo (+102), Fontanafredda (+85) e Spilimbergo (+79). I comuni più grandi invece riducono i residenti: -993 a Trieste, -403 a Pordenone, -304 a Udine, -270 a Gorizia, -153 a Sacile.
Il reddito medio annuale delle famiglie in Friuli Venezia Giulia è pari a 30.730 euro (in Italia la media è di 29.473 euro). Per il 46,5 per cento delle famiglie la ricchezza proveniva principalmente dal lavoro dipendente, per il 10,7 per cento dal lavoro autonomo e per il 41,9 per cento dai trasferimenti pubblici (sostanzialmente le pensioni).