«Le maestranze stanno prendendo in seria considerazione l’ipotesi di sospendere la quotidiana procedura per rinfrescare il lievito madre e mantenerlo vivo». La nota, in chiusura dell’ultimo comunicato delle rappresentanze sindacali di Melegatti, dà il segno del livello dello scontro.
La campagna di Pasqua – decisiva – non è stata avviata e non sono nemmeno state acquistate le materie prime o le confezioni: fra i lavoratori c’è grande preoccupazione, e insieme determinazione. Fra loro c’è chi, quotidianamente, a volte affrontando 60 chilometri di viaggio per un’ora di lavoro, ha provveduto a rinfrescare il lievito madre, che deriva da quello originale della ricetta brevettata e senza il quale il prodotto non sarebbe mai più lo stesso.
Il fondo maltese Albalone – che ha finanziato la mini campagna di Natale – ha confermato «l’impegno al supporto della ristrutturazione di Melegatti avviata dal management dell’azienda dolciaria, attualmente in crisi». È la risposta alla mossa dell’azienda, che non solo non ha firmato l’accordo nei tempi previsti, ma nei giorni scorsi aveva minacciato lo stesso fondo ipotizzando una richiesta di danni.
Abalone – che il 30 gennaio ha lanciato un ultimatum – fa sapere di voler «confermare l’impegno per la ristrutturazione di Melegatti e la conseguente conservazione dei posti di lavoro, secondo i termini – spiega – originariamente concordati con i soci di Melegatti Emanuela Perazzoli, Gigliola Ronca e Domenico Turco». Accordo, aggiunge la società, in cui si prevedeva che i soci permettessero che la «finanza interinale messa da loro a disposizione potesse tramutarsi, in tutto o in parte, in capitale sociale della Melegatti Spa»”, in modo da consentire «di acquisire almeno la maggioranza delle azioni sociali». Abalone ricorda di aver finora erogato finanziamenti a Melegatti per 1,275 milioni di euro, «in misura quindi decisamente superiore ai 500mila euro per cui si era impegnata nell’ambito degli accordi presi per la campagna di Natale».
«Il comportamento dei soci di maggioranza di Melegatti – si legge in una nota diffusa ieri – ha costretto Abalone a sospendere ogni intervento a supporto della campagna di Pasqua sino a che non sia stato definito compiutamente il futuro assetto della Società».
Intanto, dopo l’assemblea con i dipendenti, si è deciso di firmare l’accordo per la cassa integrazione per dare almeno copertura economica al personale nelle prossime settimane. Viene così meno lo sciopero, mentre restano confermato lo stato di agitazione e il presidio fuori dallo stabilimento.
Senza un chiarimento, fanno sapere le rappresentanze sindacali veronesi, potrebbero essere gli stessi lavoratori – immediatamente tornati in servizio per salvare la campagna di Natale nonostante fossero senza stipendio da tre mesi – a presentare istanza di fallimento per tutelare i propri crediti. Il tempo stringe per salvare lo storico marchio dei dolci da ricorrenza e in campo scende anche la Regione Veneto, che con la propria unità di crisi ha accompagnato a una soluzione molte vertenze (dal 2012 oltre 130 casi).
Ora si guarda al prossimo 8 febbraio: in Regione sono stati convocati l’azienda, i commissari giudiziali e le organizzazioni sindacali. Anche Abalone Asset Management «nel ringraziare pubblicamente l’assessore Elena Donazzan conferma la propria disponibilità alla partecipazione al tavolo convocato dalla Regione Veneto». Dice Riccardo Teodori, Fund Manager di Abalone: «Auspichiamo che all’incontro convocato dall’assessore Donazzan prendano parte tutti i soggetti coinvolti nella situazione di stallo della Melegatti: i professionisti della società, tutti i soci o i loro rappresentanti, i lavoratori ed i rappresentanti sindacali, per concordare le attività da intraprendere e mettere da parte gli interessi personali e lavorare congiuntamente per il rilancio della società».
Il pandoro è tornato: spaccio riaperto e prime commesse #MelegattiSiamoNoi