E’ un corto circuito quello che si registra da ieri, fra regioni confinanti e dello stesso colore politico, sulla gestione della Fase 2 e in particolare sulle “patenti di immunità” per chi lavora.
In Friuli Venezia Giulia la direzione centrale Salute scrive una nota – anche sull’onda delle molte richieste ricevute – «in merito alla tempistica e alle modalità della riapertura delle imprese del territorio». Si ribadisce che «la positività dei test sierologici nei lavoratori a ora non ha alcuna utilità per consentire loro l’ingresso o meno nel luogo di lavoro, in quanto non è segno di immunità all’infezione ma eventualmente di contatto con il virus SARS CoV2, assunto anche questo da prendere con cautela». Per quanto riguarda i tamponi – « l’attività diagnostica è ancora strettamente vincolata dalle necessità di acquisire reagenti e altri beni di consumo, non immediatamente disponibili; pertanto, l’esecuzione dei test molecolari su “tamponi” di soggetti sani quali i lavoratori non rientra tra le priorità immediate di esecuzione di tali test».
L’azienda bloccata
Alla Sbe – produzione di viti, bulloni e dadi per diversi settori, dall’automotive alle costruzioni; 230 milioni di fatturato e 700 dipendenti, stabilimento principale a Monfalcone – gli impianti sono stati parzialmente riaperti lunedi 6 aprile: «Come altre imprese in Italia abbiamo scelto la strada dei test sierologici per la sicurezza dei nostri dipendenti, come raccomandato anche dalla associazione delle imprese per la sicurezza dei luoghi di lavoro – spiega l’imprenditore Alessandro Vescovini – Test sierologici che si rendono necessari soprattutto alla luce dell’equiparazione di eventuali contagi dei dipendenti a infortuni sul lavoro. Abbiamo contattato un laboratorio locale e gli abbiamo commissionato i test avviati martedi 7 aprile». All’esame, volontario, ha aderito la totalità dei dipendenti: «È emerso che poco più del 10% presentava anticorpi, e di questi circa la metà anticorpi Igm, segno di una infezione in corso. Come raccomandato abbiamo immediatamente allontanato dal lavoro i positivi e richiesto i tamponi naso faringei all’autorità sanitaria». Ma dopo un paio di giorni, venerdì, «i Nas si sono presentati al laboratorio e hanno sequestrato i reagenti». Infine, domenica, il parere della Regione FVG con il veto a tutti i laboratori privati di effettuare il test sierologico: «Così – incalza Vescovini – si vieta alle imprese regionali di poter di seguire a loro spese, l’esempio di Ferrari e di altre realtà industriali nel riprendere a lavorare in sicurezza. Ora siamo stati costretti ad acquistare kit portatili,certificati dal ministero, per continuare autonomamente il monitoraggio che potrà riprendere solo alla fine della prossima settimana: nel frattempo faremo lavorare senza saperlo presumibilmente qualche decina di persone positiva, senza possibilità di individuarle». Sbe annuncia un esposto in Procura nelle prossime ore.
Veneto apripista
Intanto, nel vicino Veneto, proprio il test sierologico entra nelle aziende quale strumento per agevolare la riapertura o il proseguimento dell’attività in sicurezza. Il caso pilota, coordinato da Assindustria Venetocentro, è quello di Tecnostrutture, azienda di Noventa di Piave (Ve) specializzata nella produzione di travi e pilastri in acciaio – calcestruzzo in uso in cantieri all’estero come quello per l’Odense University Hospital, il più grande ospedale della Danimarca, con una superficie pari a oltre 35 stadi di calcio, e quello per il Propylee nel Principato di Monaco: per quest’ultimo lavoro, l’impresa costruttrice Engeco ha chiesto, come da prassi nel Principato, di eseguire il test sierologico ai tecnici di cantiere di Tecnostrutture.
L’azienda si è rivolta ad Assindustria Venetocentro che ha realizzato il collegamento con Centro di Medicina, rete regionale di strutture sanitarie private e convenzionate, con sede sociale a Villorba (Tv), che ha eseguito il test coinvolgendo il medico del Lavoro dell’azienda, dottor Ezio Casarin, che ha rilasciato la certificazione da comunicare ai committenti esteri. I dipendenti testati sono risultati negativi e potranno continuare nel montaggio di travi e pilastri di Tecnostrutture in Danimarca e a Montecarlo.
Dice il titolare, Franco Daniele: «Innanzitutto siamo contenti che i nostri collaboratori stiano bene e li ringraziamo per la disponibilità a partecipare a questa iniziativa. Siamo altresì orgogliosi che Tecnostrutture sia apripista nell’adozione di questo test a livello regionale, spingendo su innovazione e sicurezza, e creando un modello per gestire i cantieri durante la crisi da Covid-19. Lavorare in sicurezza è sempre stata per noi una priorità, ora abbinata anche alla sicurezza sanitaria e anche dopo l’esito del test continueremo ad adottare tutte le migliori procedure di prevenzione».