Il parabrezza che resiste a tutto e non si appanna è made in Padova (e premiato)

Il prestigioso Louis Schwitzer Award 2020 è stato assegnato a Isoclima, azienda leader nello sviluppo di soluzioni trasparenti innovative con sede a Este (Padova) e con cinque stabilimenti produttivi in Italia, Croazia e Messico.

L’azienda, fondata nel 1977 per offrire soluzioni vetrarie innovative al mondo dell’edilizia, è oggi una multinazionale con un organico di 980 dipendenti. Opera nei settori aerospaziale, architettura, ferrotranviario, navale, veicoli militari e automotive, con la collaborazione delle principali case automobilistiche e nel campo del motor sport, proponendo sempre soluzioni trasparenti fortemente innovative, “nel rispetto – fa sapere l’azienda – di elevati standard di qualità e di design”.

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Oggi Isoclima vanta 120 brevetti depositati e un volume di affari che nel 2019 ha raggiunto i 95 milioni di euro; è parte del team che si è aggiudicato il riconoscimento che ogni anno la sezione dell’Indiana della SAE International, insieme con i tecnici della IndyCarSeries (organizzatore della 500 miglia di Indianapolis), attribuisce alle soluzioni tecnologiche in grado di migliorare le prestazioni, la sicurezza o l’efficienza energetica delle auto da corsa, le apparecchiature a supporto del pilota e della pista di Indianapolis.

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Nello specifico, gli ingegneri di Isoclima, nel team composto da Red Bull, Pankl, Dallara, Aerodine Composites e PPG, hanno sviluppato e realizzato Indycar Aeroscreen, un innovativo parabrezza che garantisce maggiore sicurezza al pilota: può infatti resistere ad un proiettile da 1 kg lanciato a 350 km/h e assicura perfetta visibilità, non si appanna, non si graffia ed è idrofobico.

«Arriviamo a questo premio con un progetto che ha richiesto quattro anni di sviluppo e che è fortemente innovativo sotto il profilo della sicurezza del pilota», afferma Paolo Cavallari, amministratore delegato di Isoclima. «Il Louis Schwitzer Award è indubbiamente un riconoscimento importante che, istituito nel 1967, oltre a portare il nome del primo vincitore della 500 Miglia di Indianapolis, è un momento fondamentale per l’innovazione del settore del motor sport, in particolare per le auto di Formula Indy. È un riconoscimento alla nostra capacità di sviluppo di prodotti innovativi».

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Isoclima, che ha fatto delle soluzioni innovative trasparenti il proprio punto di forza, opera anche nei settori navale, balistico, dell’architettura, aerospaziale, ferrotranviario, oltre che nell’automotive. «Soluzioni come l’Indycar Aeroscreen nascono dalla volontà di applicare il nostro importante know-how di produzione nel raggiungere forme complesse, con aspetti ottici ed estetici elevati», prosegue Cavallari. Può sembrare banale, ma un parabrezza applicato ad auto ad alte prestazioni deve garantire una perfetta visibilità, senza distorsioni; deve rispondere a sollecitazioni dinamiche molto elevate e deve resistere, proteggendo il pilota, anche ad oggetti che possono arrivargli contro. Drammatico precedente è, ad esempio, l’incidente avvenuto a Felipe Massa nel 2009, quando durante le prove del GP di Ungheria fu colpito da una molla che gli forò il casco.

«Il punto di partenza è stato proprio questo: proteggere la testa del pilota», osserva Marco Bertolini, capofila del progetto per Isoclima. «Abbiamo iniziato a sviluppare una soluzione simile con Red Bull nel 2016, rispondendo a un’esigenza della Formula 1. Il progetto è stato successivamente perfezionato dal 2019 per la Formula Indy, raccogliendo gli elementi dell’halo e superando il progetto precedente. L’obiettivo è stato quello di proteggere il pilota sia da oggetti di grandi dimensioni – pensiamo ad esempio ad uno pneumatico -, sia di piccole dimensioni».

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Nello specifico, Isoclima non solamente ha sviluppato e realizzato il parabrezza, ma ha anche progettato il telaio composito per il fissaggio sulla vettura. Prosegue Bertolini: «L’Indycar Aeroscreen è un parabrezza laminato realizzato da due lastre di policarbonato unite insieme con un intercalare poliuretanico nel quale è annegato un sistema a microfili riscaldanti che permette il disappannamento in condizioni ambientali particolari. Ha un trattamento anti-graffio e idrofobico sia sulla superficie esterna, sia su quella interna che serve a migliorare la durabilità del prodotto e a rimuovere con più facilità l’acqua, migliorando la visione in caso di pioggia. Per quanto riguarda il telaio, abbiamo attinto dalla nostra esperienza maturata nei vetri per gli elicotteri e la abbiamo applicata al motor sport. Il parabrezza così montato resiste ad un oggetto di 1 kg lanciato a oltre 350 km orari. Inoltre, l’Aeroscreen può resistere anche 150 kN di forza (15 tonnellate) grazie alla struttura in titanio realizzata per la stampa in 3D da Pankl».

In soli quattro mesi, dal progetto sono scaturiti i prototipi. E nell’ottobre scorso sono arrivati i primi test in pista: i piloti Will Power e Scott Dixon hanno promosso l’Aeroscreen. «Sicurezza, visibilità ed estetica sono state apprezzate. L’unico miglioramento apportato ha riguardato il confort del pilota: di fatto, con questo parabrezza il flusso dell’aria veniva deviato, aumentando la temperatura all’interno dell’abitacolo. Problema facilmente superato con la predisposizione di opportune prese d’aria».

Il Louis Schwitzer Award viene assegnato agli ingegneri che, a capo del team di ciascuna azienda, hanno sviluppato il progetto. Ecco i loro nomi:

Indycar: Tino Belli – Director of Aerodynamic Development e William Pappas – Vicepresident of Competition;

Red Bull Advanced Technologies: Ed Collings – Head of Composites and Structures

Isoclima: Marco Bertolini – R&D Engineer

Dallara: Antonio Montanari – Program Manager

Pankl: Stefan Seidel – Chief Technical Officer

Aerodine Composites: Craig McCarty – President

PPG: Brent Wright – Global business director for aerospace transparencies