L’accordo per la prevenzione in fabbrica c’è, i vaccini antinfluenzali no

 “La storia si ripete. Le stesse difficoltà che le aziende, a suo tempo, avevano riscontrato nel reperire sul mercato mascherine chirurgiche e gel igienizzanti si stanno replicando oggi con i vaccini antinfluenzali 2020. Allo stato attuale, nulla ci è dato di sapere sulla effettiva quantità di dosi di vaccino a disposizione di imprese e cittadini, se non che le stesse sono contingentate. E’ una situazione insostenibile e inaccettabile che, per l’ennesima volta, dimostra come il nostro Paese, anche in situazioni più che prevedibili, non è in grado di programmare”.

Nella parole della presidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli, c’è tutto il disappunto per un problema che, di giorno in giorno, si fa sempre più pressante: “L’incertezza sulla disponibilità delle dosi di vaccino antinfluenzale, considerato un ottimo antidoto preventivo per evitare la sovrapposizione con il coronavirus, mette di fatto a repentaglio – denuncia la presidente dell’Associazione degli Industriali – la sicurezza dei collaboratori delle nostre fabbriche e, di conseguenza, anche la stessa operatività delle realtà produttive e dei cittadini tutti”.

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Proprio per sostenere la prevenzione antinfluenzale nei luoghi di lavoro, Confindustria Udine (e ancor prima Confindustria Alto Adriatico) si è attivata con le organizzazioni sindacali Cgil Udine, Cisl Udine, Cisl Alto Friuli e Uil Friuli, nell’ambito del Comitato Paritetico Territoriale Udinese (CTPU), firmando un accordo in cui è promossa nelle imprese associate a Confindustria la campagna di vaccinazione antinfluenzale a favore dei lavoratori che volontariamente vi aderiranno. Le imprese che, in base a questa intesa, stanno scegliendo di effettuare le vaccinazioni antinfluenzali a favore dei dipendenti e dei lavoratori somministrati si stanno anche assumendo l’impegno a coprirne il costo in un’ottica di responsabilità sociale e attenzione alla salute dei propri collaboratori.

“Molteplici sono le adesioni già pervenuteci da parte delle aziende perché – evidenzia Mareschi Danieli – il senso di responsabilità è nel Dna delle imprese friulane. E si badi bene che se per la Regione il costo per dose è di pochi euro, per i privati lo stesso sale fino ad almeno 15-20 euro. Spiace – e siamo i primi ad essere sconcertati – vedere che, a fronte di tante telefonate ricevute dai nostri imprenditori (si parla già di migliaia di dosi prenotate), che ci chiedono supporto nel reperimento del vaccino, noi al momento non possiamo fare altro che alzare bandiera bianca, perché di queste dosi richieste nessuno, e quando dico nessuno intendo proprio nessuno (Regione, aziende di produzione, farmacie…) sa darci indicazioni sulle quantità disponibili e dove poterle reperire. L’unica certezza è che le dosi che fino all’anno scorso venivano ordinate (entro marzo) alle farmacie dalle aziende che già si facevano promotrici di questo servizio di welfare per i collaboratori non saranno garantite, perché è stato disposto che le forniture prima di tutto saranno riservate ai medici di Medicina generale per le vaccinazioni delle categorie cosiddette fragili (e ci mancherebbe altro), successivamente verranno operatori sanitari, forze dell’ordine e insegnanti e solo dopo tutti gli altri (privati cittadini e quindi imprese)”.

“Molti politici – prosegue la presidente di Confindustria Udine – si stanno premurando di ribattere alla Fondazione GIMBE (che ha lanciato l’allarme sulla carenza di scorte) che le dosi di vaccino ordinate sono sufficienti per garantire il vaccino gratuito alle fasce d’età delle categorie più a rischio (e ripeto ci mancherebbe altro!!), ma se un privato cittadino con i normali sintomi influenzali, che guarda un po’ sono perfettamente sovrapponibili ad un elevato numero di sintomi da Covid-19, è costretto a restare a casa in attesa di tampone (36 ore di attesa oggi che non si registrano particolari colli di bottiglia nei procedimenti) come pensiamo di mandare avanti la produzione industriale? Parliamo di numeri per chiarire le idee: si consideri che ogni anno 800mila cittadini che non rientrano all’interno delle categorie per le quali la vaccinazione è raccomandata si rivolgono al farmacista per acquistare il vaccino, e stiamo parlando di numeri pre Covid-19. Poiché quest’anno la raccomandazione è stata estesa a categorie d’età non incluse in precedenza (adulti dai 60 ai 65 anni e bimbi da 6 mesi a 6 anni), e i privati cittadini hanno tutto l’interesse ad evitare che una influenza venga scambiata per Covid-19, questi numeri saranno decisamente maggiori. Tanto che le Federazioni dei Farmacisti hanno già messo le mani avanti dichiarando che declinano ogni responsabilità per eventuali difficoltà dei privati nel rifornimento di vaccini antiinfluenzali”.

A metà settembre, in Conferenza Stato-Regioni è stata sancita l’intesa per distribuire una quota minima fissata all’1,5 per cento alle farmacie territoriali, che corrisponde più o meno a sole 250mila dosi (da correlare agli 800 mila dell’anno precedente). Il ministero della Salute invita le Regioni a liberare un quantitativo più alto, variabile dal 3 al 10 per cento, per esempio l’Emilia Romagna ha deciso di destinare alle farmacie il 3 per cento delle sue forniture, mentre il Lazio il 4 per cento come stabilito nell’ordinanza firmata l’1 ottobre dal presidente Nicola Zingaretti in cui tra l’altro, in via pioneristica, si consente ai farmacisti di organizzare dei punti di inoculazione del vaccino sul territorio (circa 400 quelli già pronti).

Il pensiero della presidente corre ai primi tempi dell’emergenza da Coronavirus. “A fine marzo – conclude Anna Mareschi Danieli – Confindustria Udine, con non poche difficoltà, aveva acquistato e distribuito decine di migliaia di pezzi, tra mascherine chirurgiche e gel sanificanti alle imprese, stante la difficoltà delle stesse di reperire questi presidi sanitari. Ci eravamo mossi in prima persona, pur non essendo questa attività ricompresa nel nostro Statuto. Ora però la situazione con i vaccini antinfluenzali è ancora più complicata perché, per quanto ci attiviamo e prodighiamo, continuiamo a cozzare contro un sistema che è pronto a demonizzare i contagi, ma che non si è minimamente organizzato per tempo”.