Ristorazione in crisi, il cuoco mestrino sbarca a Singapore (con le sarde in saor)

Ma che ore sono lì? “Le due e mezzo del mattino, ma tanto domani vado al mare”.

David Marchiori è al telefono da Singapore: da Gran Fornellaio presso Osteria Plip a Mestre a Supervisor presso GIO Singapore – Gourmet Italian Osteria. Un bel salto,  per lo chef che dopo avere messo in piedi uno dei primi gruppi d’acquisto solidale con le Acli aveva ridato vita con una cooperativa sociale la vecchia centrale del latte di Venezia, facendone un punto di riferimento gourmet per pranzi e cene di lavoro.

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Un luogo non solo di buon cibo (aveva riproposto anche il burger della famosa scena di Harry ti presento Sally: prendo quello che ha ordinato lei)  dove molte persone, spesso meno fortunate di altre, hanno potuto trovare dei percorsi lavorativi e di relazione adeguati e gratificanti.

Qui per inciso, quando l’Italia aveva inaugurato il coprifuoco che aveva messo fuorigioco bar e ristoranti, Marchiori si era inventato una cena di gala alle cinque di mattina che aveva tirato giù dal letto decine di persone, a cominciare dal sindaco Luigi Brugnaro con il suo staff, oltre a giornalisti e operatori televisivi per documentare la sua provocazione contro le chiusure. Altri tempi, altro continente: di mezzo c’è stata la seconda ondata con la gelata di decreti e ordinanze che hanno fermato il mondo della ristorazione.

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In Europa ma non in Asia, dove il Covid è quasi un ricordo. E in ogni caso viene combattuto con altri strumenti: nella città Stato di Singapore il virus ha causato in tutto una trentina di morti, e il tracciamento attraverso una app sul cellulare consente di isolare tempestivamente eventuali focolai senza bloccare il sistema economico del  Paese.

“In Italia è stato un anno devastante per il lavoro, e credo che con queste condizioni non sia possibile lavorare, fra riaperture a singhiozzo e regole che cambiano continuamente. Qui a Singapore i ristoranti, dopo il primo lockdown, non hanno mai chiuso, non sono neanche percepiti come luogo di contagio. Qui il tracciamento funziona, le frontiere sono blindate, tutti fanno 14 giorni di quarantena. L’ultimo cluster, in  una clinica, ha registrato 35 contagi in una settimana, ormai la media non superava i cinque casi. Hanno messo in quarantena 12mila persone e ristretto alla fase 2 riducendo le capienze ristoranti e alzando i controlli per chi arriva da Paesi che non siano Australia e Nuova Zelanda. Ma la vita è quasi normale”.

Intanto, sul menù del ristorante italiano di Singapore, campeggiano tiramisù (probably the most famous of all italian dessert), amatriciana e le veneziane sarde in saor, “one of Venice’s most traditional dishes”. E naturalmente lo Spritz.

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  • Barbara Ganz |

    Buongiorno, grazie della segnalazione. Non c’era ovviamente alcuno intento pubblicitario, che davvero non rientra negli scopi del blog. L’uso del termine è quello che anche il vocabolario indica: capocuoco nei ristoranti e per estensione cuoco raffinato e di grande abilità. Probabilmente la qualifica professionale è arrivata dopo, ne terrò conto. Grazie, B

  • Ilaria Gasparini |

    Nell’articolo il sig. Marchiori viene definito chef. Come noto, tale qualifica può essere utilizzata laddove si sia acquisito un titolo alla fine di un percorso curricolare professionalizzante. Ciò non risulta per il signore., le cui referenze dallo stesso pubblicate su social rinviano ad esperienze lavorativo formative del tutto estraneee all’ambito culinario.Potreste chiarire in che senso e a che titolo è accreditato l’appellativo in questione? Forse per conferire un’immagine pubblicitaria?

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