Nell’Edilizia, uno tra i settori più interessati da infortuni mortali sul lavoro, sei incidenti su 10 (negli ultimi dodici anni) riguardano cadute dall’alto. Incidenza che, nel 2023 (dati sino ad agosto) è arrivata al 71,4%. E, in un caso su due, i soggetti coinvolti sono gli ultra 51enni. Tre su 10 hanno oltre 61 anni.
E’ l’allarme lanciato da Confartigianato Imprese Veneto: il presidente Roberto Boschetto (foto in basso) fa proprie “le recenti parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: lavorare non è morire. Le vittime ci dimostrano che non stiamo facendo abbastanza”.
A fronte delle cadute dall’alto in edilizia le associazioni hanno messo in campo “formazione e addestramento delle nostre maestranze ma, a fronte dei dati forniti dalla Regione Veneto, ciò non sembra davvero essere abbastanza. Già l’anno scorso, in audizione in Quarta Commissione Consiliare della Regione Veneto, abbiamo posto l’attenzione su come il problema dell’anzianità delle maestranze influisca negativamente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto per lavorazioni particolari come i lavori in quota”.
“Oggi – prosegue Boschetto – di fronte al trend di morti, a seguito di caduta dall’alto, dei soggetti tra 50 e 60 anni, non può che indicare che, a fronte di maestranze esperte e assolutamente preparate, l’elemento che fa la differenza nell’aumento del rischio è l’età del soggetto che compie determinate lavorazioni”.
Il fenomeno
Per capire esattamente questo fenomeno – spiega la nota di Confartigianato – dobbiamo analizzare l’attuale mercato del lavoro dell’edilizia, sottoposto ormai da anni a una mancanza cronica di personale che costringe le maestranze più anziane a rimanere al lavoro. Fenomeno – si sottolinea palesemente in contraddizione con quanto da tempo sta cercando di fare il Governo anticipando l’uscita pensionistica per quei lavoratori che fanno un lavoro usurante come l’operaio edile.
Inoltre, se ormai è prassi verificare, con cadenza sempre più ravvicinata in base all’età, i requisiti fisici e psichici di idoneità ad esempio per la patente di guida, la stessa attenzione non viene messa per l’esecuzione di lavorazioni pericolose nell’edilizia. Nessuno infatti ha mai considerato che la capacità di lavorare in quota di un soggetto anziano possono essere compromesse dal suo stato di salute generale.
Il legislatore non ha finora previsto la possibilità di verificare le capacità di operare in altezza di un soggetto ultra cinquantenne, o prossimo alla pensione. Questa mancanza di analisi è dovuta al fatto che il mercato del lavoro in edilizia negli ultimi anni si sia modificato con tanta e tale velocità da non tenere in considerazione che si sarebbero dovuti affrontare anche questi fenomeni.
“Per cambiare le cose – conclude il presidente- è necessario intervenire al fine di tutelare maggiormente le maestranze artigiane con appositi esami che consentano di determinare la capacità di lavorare in quota dei soggetti più anziani, delegando a soggetti più giovani, ove necessario, questo tipo di lavorazioni. E’ un impegno che Confartigianato Imprese Veneto sta tentando di portare avanti nel nuovo Accordo Stato Regioni sulla formazione in materia di Sicurezza, in fase di stesura definitiva dove, per l’ennesima volta, il Legislatore si “è dimenticato” di normare i lavori in quota. Una situazione che, oltre che paradossale, non è più sostenibile visto l’indice di incidenti mortali che continua a non diminuire”.
Si parla di #LavoroaNordest. Potrebbe interessarti anche:
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