La prima fiera d’Europa dedicata a un unico prodotto è l’OktoberFest di Monaco di Baviera.
Al secondo posto per numero di presenze c’è la Fiera del Riso di Isola della Scala, nel Veronese: il paese, poco più di 11mila abitanti, richiama ogni anno migliaia di appassionato di risotto. Lo scorso anno, dopo due anni di stop dovuti alla pandemia di Covid, la Fiera ha raggiunto la 54esima edizione con oltre 500mila piatti serviti e oltre 400 imprese coinvolte.
La nuova edizione
Quest’anno gli spazi della fiera di Isola della Scala – oltre 35mila metri quadrati – e le cucine degli stand hanno riaperto il 13 settembre, e rimarranno accessibili fino all’8 ottobre, facendo della pianura veronese – nel pieno del periodo di mietitura e raccolto del riso – un punto di riferimento per uno dei piatti simbolo della tradizione culinaria italiana, il risotto, cucinato con uno dei prodotti di punta dell’agricoltura veneta, il riso Vialone nano veronese IGP.
L’Osservatorio
Proprio Isola della Scala ha visto nascere, un anno fa, l’Osservatorio nazionale sul consumo di riso in Italia voluto da Ente Fiera di Isola della Scala, Consorzio di Tutela della Igp Riso Nano Vialone Veronese e Ente Nazionale Risi. In soli 12 mesi di osservazione del comparto, molte sono le sfide e le novità riscontrate, a cominciare dal crollo della produzione negli ultimi sei mesi (-17% dovuto anche alla perdita di 26mila ettari di superficie per siccità e 8mila ettari per abbandono) e dei consumi (-27% dei trasferimenti). Da segnalare anche l’aumento dei prezzi, in movimento così come le nuove tendenze del gusto fra i consumatori e le scelte della grande distribuzione.
«Abbiamo fortemente voluto la nascita di questo Osservatorio proprio per dare al comparto risicolo degli strumenti per affrontare le sfide presenti e future – spiega l’amministratore unico di Ente Fiera Isola della Scala Roberto Venturi –. Stiamo assistendo a una trasformazione delle abitudini degli italiani: essere in grado di analizzare annualmente trend e andamenti di mercato significa essere in grado di anticipare le scelte dei consumatori. Quindi, non solo risotto, ma altri tipi di utilizzo per il riso, soprattutto guardando a ciò che i giovani amano e consumano».
E per Roberto Magnaghi, direttore generale di Ente Nazionale Risi, «dobbiamo capire in cosa la nostra filiera deve investire per conquistare soprattutto il mondo dei giovani consumatori di riso sempre più aperti a nuove esperienze, anche nel food. Sembrerebbe semplice avendo a disposizione un prodotto fatto di storia, di tradizione e salubrità. Ciò, però, non è forse più sufficiente. Dobbiamo allora interrogarci sui gusti, sui desideri, sulle attese di chi consuma riso».
Riso a NordEst
«Il territorio veronese è grande produttore, ma è anche terra di tradizioni legate al chicco bianco – afferma il presidente del Consorzio di Tutela della IGP Riso Nano Vialone Veronese Renato Leoni -. Alla luce del crollo delle vendite e dei consumi, è necessario che i nostri Enti supportino gli imprenditori, offrendo uno sguardo nuovo in grado di cavalcare il cambiamento».
Nel complesso a NordEst si coltiva solo l’1,5% del riso coltivato in Italia, ma se si guarda alle varietà le tre regioni coltivano il 50% del Vialone nano nazionale e il 10% del Carnaroli nazionale. La varietà più rappresentativa è proprio il Vialone Nano, che copre circa metà dell’ettarato seguita dal Carnaroli (circa 600 ettari). Poi risultano tante altre varietà ma con colture molto ridotte (Caravaggio, Telemaco, Volano, Arborio).
La ricerca
Secondo il report 2023 firmato da Astra Ricerche, il 60% degli italiani consuma riso a casa almeno una volta alla settimana: c’è dunque grande spazio di crescita per questo alimento; fuori casa solo il 17,6% lo consuma ogni settimana, e poco più del 40% almeno qualche volta al mese.
La frequenza tra le mura domestiche è maggiore tra le donne (66% ogni settimana, contro il 54% degli uomini), presso i 25-34enni (69%), nelle famiglie con quattro o più componenti (63%) e cresce lievemente al crescere della classe socio-economica (65% presso la classe superiore) e passando da Nord a Sud (in particolare cresce il consumo più volte a settimana).
La passione per il risotto cresce con l’età, così come quella per l’insalata di riso; il sushi è fortissimo tra i 18-34enni (terza modalità di preparazione in questa fascia di età) e il poké è la quarta voce per i 18-24enni e la quinta per i 25-34enni. Un aspetto positivo è l’elevata varietà di modalità di consumo prese in considerazione dai 25-34enni. E il futuro? A destare particolare interesse nei consumatori sono ripieni, sformati, torte e dolci di riso (23.9%), piatti unici come paella, tiella riso patate e cozze (23.2%), riso alla cantonese (21.4%), snack salati (arancini/e, supplì 20%) mentre molto limitate sono le possibilità di crescita ulteriore per il risotto (3.2%).
Negli ultimi sei mesi il 10,3% degli intervistati ha diminuito il consumo (la metà per motivi economici). Quasi tre italiani su quattro hanno percepito l’aumento dei prezzi del riso. Il futuro sembra comunque roseo: solo il 5% ha affermato di voler ridurre il consumo di riso nei prossimi cinque anni mentre ben il 42.6% ha intenzione di aumentarlo (in particolare si conferma la forza del prodotto tra i 25-34enni). I driver per incentivare l’acquisto di riso sarebbero: suggerimenti per ricette nuove/originali (52.5% – in particolare per i 45-65enni e per le donne) e l’informazione, la conoscenza di varietà/tipi meno noti ma dal gusto interessante. Ben sette italiani su dieci ritengono importante (58.9%) o determinante (11.0%) la presenza del marchio che certifica l’origine italiana del prodotto.
Si parla di #StorieaNordest. Potrebbe interessarti anche:
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