Due italiani su tre, secondo Standard & Poor’s, non sanno rispondere ai più banali quesiti finanziari ed economici. Ora un progetto – «Upgrade» è il suo nome – punta a cambiare la situazione portando l’economia nelle scuole.
Così l’economia viene insegnata nelle scuole, attraverso laboratori esperienziali nei quali bambini e ragazzi, dai 9 ai 18 anni, acquisiscono competenze utili nella vita di tutti i giorni, a casa e fuori. In altre parole, perseguire l’obiettivo di aumentare la cultura di «cittadinanza economica», con forte attenzione all’ aumento della consapevolezza per i ragazzi e alla responsabilità sociale.
A questo mira Upgrade, percorso di orientamento, educazione finanziaria e imprenditoriale promosso da Fondazione Cariverona e realizzato da Pleiadi, realtà nazionale e radicata in Veneto (con sede a Limena, Padova) che si occupa di comunicazione scientifica in tutti gli ambiti, rendendo temi scientifici ed economici accessibili ai bambini. Un progetto che coinvolge scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado delle province di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona e che, giunto alla terza edizione, vede già al suo attivo numeri importanti: più di 9mila alunni coinvolti, oltre 800 ore di formazione suddivise in 414 laboratori e 366 classi. Partecipare a Upgrade è un investimento che frutta dal punto di vista dell’investimento sociale e dell’impatto generato. Lo certifica uno studio con metodologia Sroi, che ha misurato il valore sociale del progetto: per ogni euro investito ne ritornano 3,2.
«In questo modo i partecipanti sono stimolati a mettere in moto la loro creatività: insegniamo loro non a risparmiare, ma a investire in maniera intelligente, prima di tutto i propri talenti – spiega Ilaria Urbinati, coordinatrice del progetto per Pleaidi –. Upgrade porta in classe anche le testimonianze di giovani imprenditori e mira a formare non solo bambini e ragazzi: gli insegnanti sono infatti i primi interlocutori, ai quali si offre una cassetta degli attrezzi utile ad affrontare in classe temi complessi legati all’attualità».
Il tema dell’educazione finanziaria è sempre più sentito in una regione che ha pagato a caro prezzo – attraverso imprese, famiglie, risparmiatori – il fallimento delle sue banche.
Qualche tempo fa un sindacato, la Femca Cisl, ha proposto di portare l’educazione in fabbrica: una idea nata dall’allarme indebitamento per i lavoratori trevigiani e bellunesi. In alcune grandi aziende quasi un dipendente su 10 sta usufruendo della cessione del quinto dello stipendio, prestito personale a cui possono accedere i dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma anche i pensionati. Si tratta di un finanziamento concesso da finanziarie di varia natura spesso caratterizzatoda interessi altissimi e dal fatto che la rata viene trattenuta direttamente dallo stipendio (o dalla pensione) per un importo che non può essere superiore a un quinto della busta paga. È una delle forme di finanziamento più richieste in Italia.
E di educazione finanziaria da avvicinare il più possibile ai giovani alle famiglie ha parlato Alessandro Frigerio, direttore generale Lir (la finanziaria – prudente – che nel ramo industriale detiene il 71% di Geox, azienda quotata alla borsa di Milano, e il 100% di Diadora: «A volte a mancare sono le basi, come la differenza fra una azione o una obbligazione», sottolinea Frigerio. Vista dal Veneto, questa lacuna appare ancora più grave nella gestione delle famiglie oltre che delle imprese. Di qui la proposta: «È fondamentale inserire corsi di educazione finanziaria come materia obbligatoria nei programmi scolastici al fine di avere cittadini consapevoli e in grado di capire i rischi e le opportunità legati alla pianificazione degli investimenti». Un quadro di maggiore informazione, insomma, crerebbe un contesto più maturo per le famiglie e più stabile per le imprese, evitando ad esempio le ondate conseguenti al panico che si crea in alcuni momenti.