Storia di una mimosa difesa da un intero quartiere

C’era una volta una città considerata brutta. “La più brutta d’Italia”, si diceva, stretta fra l’unicità di Venezia e il polo industriale di Porto Marghera. Poi, a frenare la rinascita di Mestre, ci si è messo il degrado, lo spaccio che ha posto il suo quartier generale nell’area della stazione ferroviaria e di un quartiere multietnico, con frequenti frizioni con i residenti storici.

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Ad acuire le tensioni, in prossimità dell’8 marzo, l’ormai abituale spoliazione della splendida mimosa che si trova a metà di via Cappuccina, la strada che collega la stazione al centro cittadino. Qui, nottetempo, veniva presa di mira dai venditori abusivi che ne facevano razzia, per poi rivendere i mazzetti agli angoli delle strade per la Festa della Donna.

Gli appelli degli ambientalisti, negli anni scorsi, e nemmeno la vicinanza con la stazione della Polizia locale, erano bastati a salvare la mimosa dai predoni dell’8 marzo. Fino a quando alcuni cittadini hanno deciso di avviare un crowdfunding per finanziare il presidio della mimosa: una colletta condivisa, insomma, partita da un appello online.

«Mi chiamo Camilla e abito alla fine di via Cappuccina, una delle zone meno belle e senz’altro meno valorizzate di Mestre – aveva scritto (come riportato dal Gazzettino di Venezia) la promotrice della raccolta con l’obiettivo di 500 euro per pagare due notti di presidio dei vigilantes -. In mezzo al traffico, ogni primavera si accende però un raggio di sole: la nostra mimosa! Questa meraviglia viene però ogni anno puntualmente distrutta l’8 marzo: i venditori abusivi di mimose attendono la notte per strapparne brutalmente i rami e rubarne i fiori da rivendere».

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Detto fatto: in pochi giorni sono stati raccolti 403 euro che hanno garantito il presidio per due notti della zona a cura di un’associazione di vigilanza privata. A fare compagnia ai vigilantes hanno pensato anche privati cittadini schierati a difesa della “loro” mimosa. Che l’8 marzo è ancora qui, con la sua fioritura ammirata dai passanti, a dimostrare che anche Mestre può essere più bella, se ci pensano anche i suoi cittadini.